Tonda o allungata, con o senza buco, la fresella è il prodotto da forno che mette d’accordo tutti. Versatile come poche altre pietanze (su tutte: la pizza), può essere consumata all’interno della ricca zuppa di cozze o sormontata da pochi, freschissimi ingredienti come pomodorini, aglio e basilico. L’unica, imprescindibile condizione per gustare un’ottima fresella? Che sia spognata al punto giusto!
Una bontà che va ammorbidita
La caratteristica principale della fresella, infatti, è la sua durezza. Questa particolarità dipende dal fatto che le freselle, una volta ricavate da un’unica forma di pane o da ciambelle tagliate orizzontalmente a metà, vengono infornate fino a biscottarle. Per questo, per poterle gustare, è necessario prima spognarle, cioè ammorbidirle in un liquido, sia esso un sugo poco denso o semplice acqua.
La storia delle freselle è plurisecolare: già il poeta Velardiniello, nella sua Storia de cient’anne arreto composta intorno alla fine del Cinquecento, parla con nostalgia di questo prodotto, simbolo dell’abbondanza dei lontani tempi in cui regnava Casa d’Aragona. Nel teatro napoletano la parola è usata più volte anche con il significato metaforico di ‘schiaffo’, come avviene, del resto, anche per pizza. In alcuni testi letterari, poi, è possibile trovare l’espressione fare o farsi de fresella con il significato di ‘ammansire, rendere docile’, ‘ridursi a pezzi per amore’ o ‘ridurre in briciole’.
In effetti, secondo alcuni, la parola fresella deriverebbe dal latino FRĒSUS che significa ‘sminuzzato, tritato’, dato che questo prodotto, prima di essere ammorbidito, risulta molto friabile. Vincenzo De Ritis, autore di un vocabolario del napoletano, sostiene, invece, che la parola fresella derivi direttamente dal termine napoletano fresa, cioè ‘schiacciatina’, poiché la fresella non è altro che una ciambella schiacciata. Comunque, la parola è diffusa in tutta l’Italia meridionale e nelle isole e indica talvolta pietanze diverse da quella napoletana e campana. In Abruzzo, ad esempio, la fresella è un tipo di biscotto. Lo stesso avviene in Sicilia, dove la frisilla è anche un tipo di pasta di forma appiattita. In Calabria la frisedda è un biscottino dolce a base di zucchero e anici mentre in Sardegna la parola fresa è un altro nome del celeberrimo pane carasau.
In Campania, questa saporita fetta croccante rappresenta, senza alcun dubbio, il sapore per eccellenza dell’estate. La sua freschezza, dovuta all’inusuale modalità di preparazione e agli ingredienti generalmente scelti per condirla, la rende adatta a veloci pranzi estivi. Che si decida di gustarla nella mitica zuppa di cozze o con pochi prodotti ben scelti, la fresella rappresenta da sempre, per le famiglie napoletane, un ottimo compromesso tra sapore e leggerezza.