A tavola con la storia: mafalde, manfredi, reginette e tripoline
La pasta, si sa, è la regina della cucina italiana: basta metterne a tavola un piatto perché l’attenzione dei commensali si rivolga tutta ai colori e ai profumi del manicaretto di turno. Ma cosa accade quando i mastri pastai decidono di celebrare, con la regina delle tavole, re e principesse, conquiste e successi? Beh, è presto detto: nascono le mafalde, le raffinate fettuccelle dai bordi ondulati.
Tanti nomi che suonano a festa
Perfette con un ricco ragù golosamente allungato con ricotta, ma adatte anche a condimenti più semplici, ciò che colpisce delle mafalde, oltre alla loro incredibile consistenza, è l’insieme dei termini usati per definirle. Questo formato di pasta, tipicamente meridionale, è noto in tutta Italia con i nomi di manfredi o reginette, e, se solo uno dei due bordi è ondulato, queste fettuccelle sono dette tripoline. Rientrano nel nutrito gruppo di formati di pasta che potremmo definire da festa, cioè quelli utilizzati in occasione di eventi importanti, dal semplice pranzo domenicale ai banchetti nuziali.
Il nome mafalda venne associato a un formato di pasta preesistente, chiamato fettuccia o fettuccella riccia. La nuova denominazione, diffusasi nel secondo dopoguerra, fu ispirata dall’amata principessa Mafalda di Savoia, tragicamente morta nel campo di concentramento di Buchenwald. Non è facile stabilire se il termine reginetta per indicare lo stesso formato sia precedente o successivo a mafalda. Mafalda di Savoia non fu mai regina ed è quindi possibile che il nome reginetta esistesse già prima e facesse riferimento alla forma, simile ai festoni usati per celebrare re e regine in occasioni speciali. L’associazione tra le reginette e Mafalda dové essere comunque semplice dato il titolo di principessa di cui quest’ultima era insignita.
Qualunque sia la realtà sulla cronologia delle due denominazioni, è certo che questo formato di pasta fu spesso associato alla regalità. È così che si giustifica anche l’altro nome, manfredi, da collegare al valoroso Manfredi di Svevia, figlio di Federico II, morto nel 1266 durante la battaglia di Benevento e rimasto nell’immaginario popolare per il suo coraggio e per la sua lealtà. Lo stesso Manfredi fu il dedicatario di una favolosa torta di fave che in un ricettario trecentesco appare con il nome di torta di re Manfredi da fava frescha. Lo stesso può dirsi di Mafalda alla quale, all’età di otto anni, fu dedicata la minestrina alla Mafalda di Savoia.
Che dire, invece, del termine tripolina? Come accennato, la tripolina è un formato assai simile alle mafalde, dalle quali si distingue per il fatto che solo uno dei due bordi è ondulato. Questa denominazione è connessa alla conquista italiana, avvenuta nel 1912, della Tripolitania, avente come capitale Tripoli. Lo stesso avvenne con le bengasine, termine associato, in regioni diverse, a diversi tipi di pasta e legato alla conquista dell’altra zona libica, la Cirenaica, che aveva come capitale Bengasi. Qualcosa di molto simile avvenne poi con le assabesi e le abissine, paste in forma di conchiglia che iniziarono a chiamarsi con questi nomi nella prima metà del Novecento. Queste denominazioni facevano riferimento rispettivamente alle conquiste, da parte dei governi italiani, del porto eritreo di Assab (anno 1869) e dell’Abissinia (antico nome dell’Etiopia) avvenuta negli anni ʼ30.
Negli anni in cui questi nomi furono associati ai formati di pasta, nella memoria dei consumatori erano ancora vive le vicende e i personaggi a cui essi si riferivano. Oggi il collegamento non è più così immediato e il valore storico di queste denominazioni è andato in gran parte perduto. Tuttavia, questi fantastici tipi di pasta, con la loro forma e i condimenti ad essi associati dalla tradizione, portano ancora oggi in tavola la gioia e l’allegria della festa. In fumanti piatti di mafalde o tripoline si celebra, ogni volta, il trionfo della gastronomia italiana.